Pratiche esoteriche principali:
1. Concentrazione:
”Che dobbiamo fare affinché le pratiche date dal Venerabile Maestro Samael ci diano risultati?
In tutto è necessaria la Concentrazione. Non dobbiamo confondere la Concentrazione con la Meditazione perché sono due cose differenti.
La Concentrazione è fissare la mente in solo pensiero, in un oggetto, in un soggetto, e in un luogo, in un solo punto.
La Concentrazione è il modo più veloce per ricevere delle informazioni.
Quando voi andate a realizzare una pratica che da il Maestro Samael, se non applichiamo la concentrazione lasciamo che la mente vadi in giro, la pratica non darà nessun risultato perché si meccanizza.
Mettete un bicchiere d’acqua, un oggetto qualsiasi, e tutti a concentrarsi nel pensiero di questo oggetto che state vedendo. Cercare di penetrare all’interno, all’esterno e in tutti i lati, di che cosa è fatto, come funziona, fino a che imparate veramente ad avere un solo pensiero.”
”Maestro in conclusione, e’ necessaria la concentrazione per tutti i tipi di pratiche? Torno a ripetere l’indispensabile che è la Concentrazione in ogni pratica, la Concentrazione serve per tutti i tipi di pratiche che da il Maestro Samael.”
-V.M. Rabolú
2. La Meditazione
”La pratica più facile per arrivare alla meditazione, ossia alla quiete e al silenzio della mente, è quella dei Koan: «Se battiamo le palme delle mani, si produce un suono, sì? Che suono sta producendo questa sola?» (con una sola mano) se qualcuno lo sente me lo dica. Qualcuno sente questo suono.
– No!
Bene, si ascolta una, due, tre volte il suono che producono le due palme delle mani, battendo- le, si fa una o due volte cercando di ascoltare, e ci si addormenta cercando di ascoltare il suono che produce una sola palma della mano. Bisogna addormentarsi, perché la meditazione è accompagnata dal sonno; se non c’è sonno, non c’è meditazione, ma distrazione.
Il Maestro mi ha dato questa pratica una sera, verso le sette di sera, in Messico, perché la facessi e mi ha detto: «Domani mi darai il risultato». Quella notte sono andato a dormire, ho fatto la mia pratica, ed è logico che mi sono liberato, ho liberato l’Essenza: ho visitato il mondo causale, ho indagato su quello che avevo bisogno di indagare. Nel mondo causale c’è stata una gran festa. Tutte le Grandi Gerarchie, quando la mia Anima ossia l’Essenza è arrivata cosciente, perché un’Essenza cosciente è un Dio capace di investigare su tutto quello che vuole, è un Dio, tutti hanno gridato in coro mentre suonava la musica, una musica celestiale, tutti hanno gridato in coro: «Che diventi un Turiya». Turiya è «COSCIENZA CONTINUA». Però non volevano dire che io ero un Turiya, ma «Che diventi un Turiya», imparare a essere cosciente e a muoversi con questa Essenza cosciente. Il risvegliare la coscienza all’Essenza, si chiama «Turiya». Credo che questo aumenti per gradi, nella misura in cui si pratica, aumenta di più e di più e di più la coscienza. Non è che la prima volta si è un Turiya, no. Per questo hanno detto: «Che diventi un Turiya». Questa è stata la prima volta che io ho sentito quella frase, sul Turiya.
Nel Mondo Causale tutto cambia al cento per cento. Nel Mondo Causale le piante, le pietruzze, tutto, vibrano di vita, vibrano di vita: lì si vede la vita, non ci sono scheletri o fantasmi, ma vita, vita in tutto. È una cosa incomparabile, non ci sono parole per spiegare, non ci sono parole per spiegare quali meraviglie ci sono nel Mondo Causale. Siccome è il primo piano elettronico, non ci sono parole per spiegare, e molte meno da lì verso l’alto, no?
Vi darò un altro Koan: «Sappiamo che tutte le cose si possono ridurre all’unità, tutto si può ridurre all’unità, ma a che cosa si riduce l’unità?» Per esempio questo possiamo ridurlo all’unità, e a cosa si riduce l’unità? Noi possiamo dividerlo in particelle, fino a che resta un’unità, però, questa unità a che cosa si riduce? È un problema a cui la mente non trova risposta, un problema a cui la mente non trova risposta: questo è un Koan.
Bene, facciamo un altro esempio, il più grandicello o «il bambino», no?: «Che cosa fareste se vi trovaste improvvisamente su un albero davvero gigantesco, aggrappato (a una corda) che trattenete coi denti, legato mani e piedi? Cosa fareste per non rimanere ucciso?» I Maestri non vi vengono a prendere perché siete troppo grassi (risate). Se gridate, rimarrete uccisi. Cosa fareste voi in quel momento? Nel momento in cui si apre bocca, ci si lascia andare, ci si ammazza, ma noi non dobbiamo morire, il problema è questo.”
”DOMANDA.- Maestro, si deve usare la immaginazione, no?
V.M. RABOLÚ.- Con l’immaginazione, con tutto si cerca la risposta e non la si trova. Vi dovete immaginare là, penzolanti da quell’albero, legati mani e piedi, penzolanti, e sotto di voi il precipizio. Voi immaginatevi là e il risultato verrà, perché la mente cerca la risposta e non la trova, deve restare quieta: allora viene la liberazione dell’Essenza.
DOMANDA.- Ci si fa la domanda?
V.M. RABOLÚ.- Sì, e si immagina di essere in quelle condizioni.
DOMANDA.- Si fa la domanda specifica: «Cosa faccio ora?».
V.M. RABOLÚ.- Sì, cosa fare per non ammazzarsi, dice. «No, se mi lascio mi ammazzo, via!», si tratta di non morire, il problema è questo.
Così avete un altro Koan per la liberazione dell’Essenza, per la meditazione. Portano tutti al medesimo risultato, a liberare l’Essenza dai suoi veicoli inferiori, ossia a risvegliare la coscienza all’Essenza.”
-V.M. Rabolú